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Turrisi: L’arciprete don Giovanni Glorioso “in cielo” con Maria Regina (foto)

(Visite precedenti: 788) - “Andrò a vederla un dì” aveva sempre cantato guidando e

animando il coro che la sera dell’Assunta conclude la sacra rappresentazione religiosa della chiesa parrocchiale di S. Mauro Castelverde e Maria, la regina del cielo, lo ha chiamato a se’ alla vigilia della sua festa.
Con l’arciprete don Giovanni Glorioso è venuta a mancare una delle anime più belle e un “pezzo” consistente della storia maurina.
Io l’ho conosciuto da sempre, da quando ho memoria della mia storia personale e familiare, perché, legata da rapporti di parentela, l’ho visto sempre presente nelle circostanze sia felici che drammatiche della mia vita, con una presenza discreta, pronta, efficace.
La sua vocazione sacerdotale era sbocciata all’interno di una famiglia profondamente religiosa, che ha dato alla comunità maurina anche una religiosa domenicana di S. Sisto, si è alimentata con un studi teologici seri ed approfonditi e una ricca vita spirituale e si è espressa in un servizio operoso alla Chiesa, missione in cui ha profuso, per settanta anni, tutte le energie della sua vita.
Sacerdote, pastore di tutto il gregge che gli era affidato, era “mite ed umile di cuore”, alieno da qualsiasi forma di divisione, non lo ricordo mai polemico, ma sempre pronto al dialogo e alla ricerca della comunione e della concordia.
E’ stato anche mio insegnante di religione nella scuola media, che ho frequentato a S. Mauro, e ricordo che cercava di educarci, senza forzature, mirando a farci acquisire le chiavi di lettura che, alla luce del vangelo, ci consentissero di comprendere il nostro vissuto di adolescenti e, soprattutto, ci indicava il senso del dovere come valore prioritario per il cristiano e per il cittadino.
Assistente spirituale di Azione cattolica, seguiva premurosamente i gruppi parrocchiali e curava personalmente la catechesi in preparazione ai sacramenti, occasioni propizie per l’evangelizzazione e la formazione della comunità.
Divenuto arciprete, ha continuato il suo ministero con la stessa umiltà, spiritualità e semplicità, vicino a tutte le categorie di persone: i gruppi parrocchiali, le famiglie, gli ammalati; aveva un particolare carisma: quello di dare conforto nella sofferenza, sapeva farsi prossimo di tutti, visitava costantemente gli ammalati ai quali portava, spesso personalmente, il conforto dei sacramenti, per aiutarli ad affrontare il momento più critico della vita di ogni uomo.
Da arciprete emerito, quando poteva, partecipava con gioia alla liturgia, solo negli ultimi mesi la sua malattia non gli ha consentito più di esser fisicamente presente in parrocchia.
Io l’ho incontrato l’ultima volta, a casa sua, alla vigilia della solennità dell’Assunta: era a letto, visibilmente provato dalla sofferenza, tuttavia mite e sorridente. Mi ha accolto con l’affettuosità di sempre, ha gradito la mia visita e ha risposto al mio saluto con uno sguardo benedicente.
Non potevo sapere che era l’ultima volta!

Cettina Turrisi

(Foto: Giovanni Giordano)

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